Didattica

Nei nostri corsi di facilitazione, costruiamo i Metodi e promuoviamo un’Esperienza. Crediamo di poter sviluppare insieme il bagaglio di quella che possiamo definire “tecnologia umana”, per iniziare da subito a imparare a facilitare. L’approccio non è solo teorico, effettuiamo esercizi pratici, mirati dapprima a renderci consapevoli delle nostre risorse, e poi ad usarle intenzionalmente per interagire nei gruppi più efficacemente. Sperimentiamo numerose tecniche di attivazione psicofisica, utilizzando musica ed esercizi dinamici per risvegliare il nostro potenziale e imparare a servircene in modo consapevole e anche divertente. La didattica si fonda su assunti scientifici e viene declinata sulle “4F” con rispettive mappe e tecniche. L’allenamento in aula è tramite lo strumento dei mini-casi concreti.
Didattica centrata sul piano metodologico – sul piano emotivo – sul piano corporeo – con sprazzi di umorismo e scem-terapy.


Metodi attivi 

Le nostre lezioni sono attive e partecipate. Alterniamo unità con metodi diversi che imprimono discontinuità e che danno una “scossa” ai partecipanti, da quelle più concettuali-scientifiche fondate sulle domande, a quelle più di mobilizzazione corporea, tra cui:
● lezione interattiva ● teoria nella pratica ● esercitazioni ● ascolto emotivo ● mobilizzazione corporea ● attivazioni con la musica “biogruppo” ● umorismo.
Per un continuum di generi che compongono un corpo didattico attivo, coinvolgente, pratico e divertente.


Lezione interattiva

L’apprendimento è un evento sociale, si impara insieme, grazie all’interazione comunicativa e alla vicinanza emotiva. I nostri corsi sollecitano le domande dei discenti in un frequente pendolarismo con i docenti. Le domande e l’umile ricerca sono le nostre alleate.


Teoria e pratica

Una sessione può partire dalla teoria e sviluppare metodi pratici, un’altra partire da esempi o casi concreti per poi andare sulle mappe teoriche. La mappa teorica fa coppia con la tecnica operativa. Ma di più, la mappa è nella tecnica e la tecnica è nella mappa. Alleati della teoria nella pratica.


Esercitazioni

Sono di vario tipo: dai role playing alla divisione in sottogruppi con una consegna da sviluppare, da esercizi in coppia alla costruzione di casi concreti da sperimentare, dalla pantomima allo scrivere o al disegnare, allestire cartelloni, provare direttamente le tecniche insieme. Alleati con il provare.


Ascolto emotivo

Anche qua e là nella didattica, ci fermiamo per indagare i sentimenti, le difficoltà, le paure. Tuttavia, in ogni modulo o giornata, è previsto un momento deputato, chiamato “circle-time” in cui il gruppo e il docente si incontrano per condividere sentimenti difficili e sentimenti buoni, aspirazioni e preoccupazioni. Spazio senza giudizio, dibattito, ricette, moralismi.


Mobilizzazione corporea

Nel vivo della didattica è fondamentale muoversi, attivare il corpo, per esempio con il: corpo piccolo (piccolissime mobilizzazioni anche da seduti); cambio costante dei posti nelle sedie; giochi defaticanti, gioco della pallina; sessioni di respirazione consapevole coi “tre respiri”. Alleati col movimento corporeo.


Muoversi con la musica (“biogruppo”)

La musica sviluppa aree cerebrali, le integra, per es. il ritmo collega parti del tronco con la corteccia; cantare una melodia stimola e connette le diverse parti della corteccia. La musica la impieghiamo per: a) muoversi, diventare ritmo; b) connettersi, fare insieme; c) rappresentare, mimare; d) drammatizzare, sentire; e) apprendere gesti; f) cantare, coltivare la voce; g) oscillare, ingaggiarsi; h) potenziare, vitalizzarsi; i) rilassarsi, respirare; l) fare festa, divertirsi; m) celebrare, fare poesia. Alleati di musica e movimento.


Umorismo (“scem-terapy”)

Leggerezza, piacevolezza, clima disteso sono forti alleati dell’apprendimento. Scherzare e ridere fungono da indicatori dell’atmosfera confortevole e contribuiscono all’aumento dell’efficacia. Sessioni di Scem-terapy, diritti umani e storti umani, altruisti anonimi, lavoro in risaia, comprendersi in giro. Alleate le battute per ridere.


I corsi e i workshop di Scuola Facilitatori

Trasferiamo i metodi della “Facilitazione esperta” a:

• le professioni (avvocati, project, architetti, sanità);
• ai ruoli aziendali (capi, HR, dirigenti, coach);
• al sociale (educatori, assistenti sociali, coordinatori);
• ai futuri facilitatori, consulenti in facilitazione;
• agli adulti interessati alla loro crescita personale.
I metodi che potrai apprendere agiscono su diversi piani:
• piano organizzativo: temi da dipanare, divisione dei compiti, i ruoli;
• piano comunicativo: linguaggio verbale e corporeo, conflitti, negoziazione;
• piano emotivo: capacità negativa e regolazione delle emozioni;
• piano motivazionale: nuove azioni, voglia di fare, positività e benessere.

Attraverso i nostri corsi è possibile

Raggiungere un nuovo modo di stare in gruppo, un sapere più orientato al collettivo, attraverso culture volte ai paradigmi sistemico ed ecologico, alla dualità, all’integrazione, alla pluralità. Apprenderai i metodi per Coordinare, Coinvolgere, Aiutare e Attivare, includendo gli altri durante colloqui, riunioni, progetti, tavoli e front-office, migliorando così la tua efficacia produttiva e partecipativa. Grazie alle tue nuove conoscenze potrai gestire diversità, controversie, negatività in forme sia basse che alte. Queste conoscenze sono anche le basi per un rapporto sano con sé stessi, le proprie emozioni, percezioni e pensieri, le diverse parti in gioco tutti i giorni.
Per fare questo ci serviremo delle migliori tecniche e potrai fare tue le competenze al gruppo, all’unire, al risvegliare, tramite nuovi strumenti e linguaggi, usando metodi speciali e consolidati.

 


Le materie di base

Biosistemica e Comunicazione ecologica (Liss, De Sario)

è un approccio scientifico che collega persona, gruppo e contesto e che contempla il comportamento efficace e quello disfunzionale, cioè positivo e negativo, secondo una lettura conteporaneamente biologica, dei fenomeni innati (cratteristiche universali della specie) e psicologico-sociale, di quelli appresi (persona e società).

Neurobiologia interpersonale (Siegel, Damasio, Cozolino, LeDoux, Davidson, Rizzolatti)

Lo studio del cervello, come influenza le emozioni e le sue connessioni con le relazioni interpersonali, qui si comprendono meglio i funzionamenti interni della persona nella dinamica costante con l’altro.
Gli influssi sulla vita mentale dall’interazione fra cervello e relazioni.

Management umanistico e comportamentale (Drucker, Thaler, Ariely, Kets de Vries, Schein)

Stare dalla parte del cliente e del consumatore, la gestione del lavoro come umanità. Persone e gruppi come entità più emotive che razionali, siamo tutti irrazionali e lo siamo però in modo prevedibile.

Teoria generale dei sistemi (Von Bertalanffy, Bateson, Watzlawick)

La relazione fra elementi di un dato contesto non è di causa-effetto ma di interazione circolare, uno stesso effetto ha svariate cause dinamiche, dalle quali scaturiscono più conseguenze, dette anche retroazione o risposta.

Psicologia sociale e dinamica di gruppo (Lewin, Moscovici, Stern, Zimbardo)

L’individuo è visto come un sistema di interazioni, fra il suo mondo interiore e il mondo esterno. Nello studio dei gruppi occorre quindi considerare la complessa intersezione tra individuale e sociale, tra interno ed esterno, tra scontro e incontro, quali fenomeni interdipendenti.

Psicologia centrata sulla persona (Rogers, Maslow)

Una via umanistica alla psicologia, che considera la persona non solo nelle valenze patologiche, bensì anche in quelle positive. L’individuo tende per sua natura alla realizzazione delle proprie potenzialità, tuttavia va curato e facilitato nella sua esplorazione intrapersonale e interpersonale.

Psicodramma (Moreno)

La cura della persona attraverso una rappresentazione scenica, incrocio di teatro e terapia. Dallo psicodramma scaturiscono i metodi centrati sul “gioco di ruolo”, ovvero la rappresentazione simulata di un dato comportamento su cui occorre portare attenzione.

Intelligenza emotiva (Goleman)

Esordio del quoziente emotivo (“qe”), spesso più strategico di quello intellettivo (“qi”). Qui prendono campo nuove capacità, tra cui tenere a freno le proprie emozioni, leggere e intercettare i sentimenti dell’altro, esprimere il proprio vissuto e gestire senza scosse le relazioni.

Educazione degli adulti e apprendimento attivo (Dewey, Knowles, Kolb, Quaglino)

La centralità del soggetto che impara in modo personale secondo un processo di costruzione della conoscenza. In evidenza la formazione continua, lungo l’arco della vita, secondo linee centrate sull’esperienza, sull’imparare facendo e in maniera attiva, con modalità non direttive.

Cooperative learning (Johnson, Comoglio)

L’insieme di metodi collettivi di conduzione del gruppo in formazione. L’apprendimento cooperativo quale nuovo strumento pedagogico e didattico che utilizza il coinvolgimento emotivo e cognitivo del gruppo, come strumento di apprendimento e alternativa alla tradizionale lezione frontale.

Ecologia dell’educazione (Morin)

Approccio alla complessità che considera come fattori centrali la contraddizione, la pluralità, la complicazione, e che rivaluta il ruolo delle relazioni di interscambio tra soggetto e ambiente. Ecologizzare i saperi mettendoli in stretta connessione e riducendo così separazioni e barriere.

 


I nostri metodi

Facilitazione esperta

La Facilitazione esperta scaturisce da approcci sistemici e psicosociali (biosistemica, comunicazione ecologica) e viene codificata per le organizzazioni e per il sociale quale dispositivo pratico per snellire e agevolare le relazioni interne alle aziende, aumentare il coinvolgimento di persone e gruppi, ma anche per un controllo sul processo organizzativo fondato sul doppio piano alto-basso.

Face model

Il Face-model è il metodo operativo per facilitare relazioni e gruppi, alla base i due assi – produzione e partecipazione – da cui emergono quattro funzioni “F”: coordinare, coinvolgere, aiutare, attivare, studiate appositamente per: a) rendere più semplici le cose complesse; b) passare dal minuto interesse personale ad un interesse più ampio e di gruppo; c) unire funzioni e persone, nonostante le fisiologiche divisioni; d) creare ambienti di lavoro coinvolgenti, collaborativi e di benessere.

Apprezzamento altruistico

É la cultura della valorizzazione e del rinforzo positivo, da attivare quando il lavoro viene svolto bene. Ne trae effetti positivi non solo il ricevente ma anche l’emittente, colui che fa l’apprezzamento.

Comunicazione circolare

É circolare quel tipo di scambio interpersonale che si affida più frequentemente al cambio di emittente, tramite il cambio del turno di parola, contenendo i monologhi e le varie forme di comunicazione egocentrica.

Brevità e ritmo

Il ritmo dell’alternanza di chi prende la parola è un metodo, un mezzo, sì, ma spesso può diventare anche molto di più. Diciamo che può diventare un contenuto, perché tramite la brevità circolare altri contenuti possono emergere per via dell’attenzione provocata.

Corpo esperto applicato

Il Corpo esperto applicato (Cea) sta a rimarcare la valenza di segno fisico, tangibile, materiale con cui si intende “facilitare l’interazione”, spesso eccessivamente sospesa, immateriale, carica di barriere e negatività.

Riunione che serve

L’individuazione di tre fasi sequenziali – fase espressiva, regolativa e performativa – corroborate da rispettive metriche e ritmi di scambio e di parola. Secondo un funzionamento che dall’apertura fluisce verso la chiusura, nella gestione efficace del tempo, per concretizzare e coinvolgere.

Scem-terapy

Scherzare e ridere fungono da indicatori dell’atmosfera confortevole della vita associativa e favoriscono il mantenimento delle relazioni fra i componenti del gruppo, rinforzando la condivisione e la comunanza.

Leadership direttiva-partecipativa

Forma di leadership detta “integrata” o anche “facilitatrice”. La guida di persone e funzioni, che sia al tempo stesso direttiva-e-partecipativa. La prima è una forma di comando classico, la seconda un modo consultivo di arrivare alla decisione.

Metodo antinegatività

Per negatività intendiamo quell’insieme di problemi, conflitti, malessere ed errori, così ricorrenti, così trasversali ai ruoli, così contagiosi nei gruppi e nei contesti. Il Metodo antinegatività prende in considerazione tre forme di negatività (bassa, media e alta) e ne sviluppa tre rispettivi repertori operativi di fronteggiamento.

Ascolto concentrato

Forme di ascolto anche in piedi, camminando, tra un’azione e l’altra. Visto che i tempi di vita si sono alquanto accelerati e vista l’importanza dell’ascolto e della relazione, di come ascolto e narrazione possono regolare gli scambi di lavoro, ecco nascere l’idea di un ascolto concentrato.

Union-making

L’arte di saper unire ben sapendo delle tante forze che dividono. Unire le parti di sé, unire le relazioni sé-altro, unire le differenti funzioni presenti in un contesto o situazione. Tre I tasti, come per un citofono: a) valutare i fatti secondo la dualità; b) generare fatti che aumentino l’integrazione; c) acquisire strumenti per la facilitazione.

Due alberi

“Da un legno così storto come quello di cui è fatto l’uomo, non si può costruire nulla di perfettamente dritto” (Kant, filosofo) . “La positività senza la negatività è come una batteria con solo un polo. È inutile” (Losada, psicologo). “Nella negatività c’è la migliore parte della vitalità di una persona” (Liss, psicoterapeuta). “Sembra che vi sia una maggiore varietà di emozioni negative che di emozioni positive, ed è evidente che il cervello impiega sistemi differenti per trattare le une e le altre” (Damasio, neurologo). Affianco all’albero storto possiamo far crescere un albero un po’ meno storto.!